Unità Pastorale Santa Maria Madre della Chiesa e Santa Marta

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Giornata mondiale dei poveri - 16 novembre

 

Il messaggio di papa Leone
Sei tu, mio Signore, la mia speranza (Sal 71,5)

 

1. «Sei tu, mio Signore, la mia speranza» (Sal 71,5). Queste parole sono sgorgate da un cuore oppresso da gravi difficoltà: «Molte angosce e sventure mi hai fatto vedere» (v. 20), dice il Salmista. Nonostante questo, il suo animo è aperto e fiducioso, perché saldo nella fede, che riconosce il sostegno di Dio e lo professa: «Mia rupe e mia fortezza tu sei» (v. 3). Da qui scaturisce l’indefettibile fiducia che la speranza in Lui non delude: «In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso» (v. 1). In mezzo alle prove della vita, la speranza è animata dalla certezza, ferma e incoraggiante, dell’amore di Dio, riversato nei cuori dallo Spirito Santo. Perciò essa non delude (cfr Rm 5,5) e San Paolo può scrivere a Timoteo: «Noi ci affatichiamo e lottiamo, perché abbiamo posto la nostra speranza nel Dio vivente» (1Tm 4,10). Il Dio vivente è infatti il «Dio della speranza» (Rm 15,13), che in Cristo, mediante la sua morte e risurrezione, è diventato «nostra speranza» (1Tm 1,1). Non possiamo dimenticare di essere stati salvati in questa speranza, nella quale abbiamo bisogno di rimanere radicati.

2. Il povero può diventare testimone di una speranza forte e affidabile, proprio perché professata in una condizione di vita precaria, fatta di privazioni, fragilità ed emarginazione. Egli non conta sulle sicurezze del potere e dell’avere; al contrario, le subisce e spesso ne è vittima. La sua speranza può riposare solo altrove. Riconoscendo che Dio è la nostra prima e unica speranza, anche noi compiamo il passaggio tra le speranze effimere e la speranza duratura. Dinanzi al desiderio di avere Dio come compagno di strada, le ricchezze vengono ridimensionate, perché si scopre il vero tesoro di cui abbiamo realmente necessità. Risuonano chiare e forti le parole con cui il Signore Gesù esortava i suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,19-20).

 

3. La più grave povertà è non conoscere Dio. È questo che ci ricordava Papa Francesco quando in Evangelii gaudium scriveva: «La peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di attenzione spirituale. L’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede» (n. 200). C’è qui una consapevolezza fondamentale e del tutto originale su come trovare in Dio il proprio tesoro. Insiste, infatti, l’apostolo Giovanni: «Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). È una regola della fede e un segreto della speranza: tutti i beni di questa terra, le realtà materiali, i piaceri del mondo, il benessere economico, seppure importanti, non bastano per rendere il cuore felice. Le ricchezze spesso illudono e portano a situazioni drammatiche di povertà, prima fra tutte quella di pensare di non avere bisogno di Dio e condurre la propria vita indipendentemente da Lui. Ritornano alla mente le parole di Sant’Agostino: «Tutta la tua speranza sia Dio: sentiti bisognoso di Lui, per essere da Lui ricolmato. Senza di Lui, qualunque cosa avrai servirà a renderti ancora più vuoto» (Enarr. in Ps. 85,3).

Messe Parrocchiali

dal Lunedì al Venerdì:

chiesa S. Maria

  • ore 17.30 Preghiera del Rosario
  • ore 18.00 (feriale)

Sabato:

chiesa S. Maria

  • ore 18.00 (prefestiva) 

Domenica:

chiesa S. Marta

  • ore 9.30 (festiva)

chiesa S. Maria

  • ore 8.00 (festiva)
  • ore 11.00 (festiva)

 

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